anche il crocifisso legge i iornali

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articolo preso da: SNADIR, 27 ottobre 2003 *  "Scuola - Cultura"

 

Sulla questione del Crocifisso in aula, pensiamo che questo articolo sia più che sufficiente come riflessione. (Penna Claudio).

ANCHE IL CROCIFISSO LEGGE I GIORNALI

Sono quel povero Cristo di cui in questi giorni molti hanno scritto. Ma perché alcuni su di me non riescono che a scrivere di quella croce che ho onorato con la mia morte? Come se dopo tre giorni fossi ritornato in croce. E starei ancora lì, appeso a morire di freddo (secondo alcuni). Come se dopo tre giorni qualcuno non mi avesse cercato tra i morti (anche tra quelli morti in croce) e non avesse fatto annunciare che non ero lì tra i morti crocifissi ma sono risorto. Se invece di un crocifisso mi fossi fatto ritrarre come Cristo Risorto?… oggi avrei disorientato molti? Prima di tutto alcuni confondono la croce con il Crocifisso: la prima è un supporto per appendere persone condannate per delitti politici; il crocifisso invece sono io o quelli che come me sono stati appesi alla croce. Questa precisazione vale per chi ha definito la mia persona crocifissa come un "arredo scolastico" e mi ha previsto come un oggetto doppiamente appeso (alla croce e al muro). Storicamente parlando (quindi anche per chi non mi crede), io sono stato una persona inchiodata alla croce: perciò per quella proclamata onestà e tolleranza civile di cui si fregiano molti intellettuali, rispettate la mia persona e non mi confondete con la croce.

Ho letto le arringhe di molti avvocati di parte avversa (ma dichiaro di non avere nemici, anzi considero amici anche chi si dichiara mio nemico. Ma non mi avranno confuso con alcuni miei successori e un certo tipo di cristiani?) Ho letto poco dei miei amici. Qualcuno ha fatto il mio avvocato perché doveva difendere la sua opinione. Avrei desiderato che qualcuno parlasse a nome mio, difendendo me e non l'opinione o la fede che hanno in me.
So di essere ancora un povero cristo. Ora mi chiedono anche di imprimere le mie impronte di colore (non è più preoccupante il bianco pallido degli occidentali che il mio colore africano?). Anche questi crocifissi non sono voluti tra le nostre strade, nelle fabbriche, nelle aule scolastiche. Deve essere una sfiga di noialtri palestinesi. Non so che dire, non so che fare… ma come devo ancora fare e cosa devo ancora dirvi per rivelarmi come sono… non ci confondete con il colore della vostra coscienza.
Noi palestinesi di Israele siamo stati tanti ad essere crocifissi. Soltanto di me la storia ha ricordato l'evento della mia crocifissione: lì sul cranio di una collina, tra la corte di due altri crocifissi, riconosciuto re come nella festa dei folli…
Se qualcuno ha ragioni per ostentarmi nelle aule scolastiche, altri hanno motivazioni per non volermi. Ma se la legge è uguale per tutti, voi chi siete per impedirmi di essere presente? Chi è che si sente offeso dalla mia vita offesa dalla sentenza di altri uomini? Può una identità offendere la presenza di un'altra? Non ho intenzione di offendere la libertà di nessuno con la mia presenza. Perché la presenza di una persona non altera, ma integra, complementa, completa le reciproche identità. Perché se io che sono un povero cristo non dovrei essere presente, nemmeno quei poveri cristiani dovrebbero essere presenti tra gli altri.
Benvenuti gli altri, ben trovato me che sono qui da duemila anni. Una presenza non può negare quella degli altri: perché la neutralità non può estinguere e dissipare la libertà di presenza e le libertà di ognuno e di tutti. Non difendete la mia presenza. Ma chiaritevi le idee. L'identità non si oppone all'alterità. Non sarete più liberi escludendo me. Come non lo sarete escludendo chi ritenete diverso da voi. Ma forse voi non volete escludere la mia persona, quanto quella di chi nel mio nome vi è antipatico, ha idee diverse dalle vostre, si comporta come non dovrebbe e come voi non fareste. Allora criticate quelli e non vedetemi come simbolo di quelli che voi non stimate.
Per favore…. Arrivo simpaticamente a capire il Parini quando con venerando orgoglio mi onorava del titolo di cittadino e dichiarava: "Dove non c'è il cittadino Cristo non c'è nemmeno il cittadino Parini". Quelli erano anni padani, ma di rivoluzione per l'Italia. E quel Poeta de "Il giorno" non badava a ipocrisie di identità, altrimenti non avrebbe scritto su quel presente di cortigiani e di "giovin signori" e di quelli che sono a cuccia tra di loro.
Se dovete tanto litigare per la mia presenza, per favore lasciate perdere… E soprattutto non trattatemi da pretesto… non fate gossip su di me: parlate meno di me e più di come vivere meglio secondo quanto condividete con me. E non sto parlando soltanto ai cristiani come me. Vorrei farmi ascoltare anche da coloro che i cristiani chiamano "gli altri".

Considerate chi sono… e consideratemi almeno come gli altri… perché anch'io sono un altro per qualcuno e per voi. E tra gli altri, tutti sono uguali nei diritti e nei doveri. Riconoscetemi almeno come cittadino onorario. Ma non come la foto del vostro presidente negli uffici del capo. Perché lui sorride ed è vivo da qualche decennio. A me riservate un'immagine da morto eppure sono risorto da duemila anni per ogni anno per ogni vostra risurrezione di libertà. Tanto in classe, anche quando non contestavano la mia presenza, nessuno mi ha nominato quando ogni giorni gli insegnanti fanno l'appello. La mia presenza era silenziosa (ma per alcuni prorompente), continua (ma sempre trascurata da tutti), oltre il tempo di lezione (a custodire aule vuote e a promettere per il giorno dopo l'arrivo degli studenti), non indicativa (si parla di me quando si parla dei cristiani: avrò il diritto di citazione in prima persona? Almeno secondo quanto i miei "giornalisti"-evangelisti hanno raccontato di me).
A rivederci. E spero non guardarvi dall'alto della croce: apparite piccoli e umani. Ci tengo invece ad incontrarvi fianco a fianco, quando dal basso degli inferi della morte risorgo ad incontrarvi, vivo tra i morti, morto e risorto tra voi, frammenti di eternità nel tempo.

Nessuno si offenda. Anche quando parla un offeso con qualche diritto di parola. E non per difendermi ma per chiarire reciprocamente chi siamo quando viviamo insieme.
Voi non sapete ancora chi sono perché ancora non sapete chi siete. Questa non è una mia condizionale o un mio ricatto per recuperare "clienti". Quando proverete un attimo della mia sofferenza in croce (e molti sconosciuti lo fanno in silenzio) allora le vostre parole potranno valere quanto la mia risurrezione.
(in questa ultima parte mi sembra di sentire mio Padre quando si rifaceva con Giobbe! Sarà un 'vizio' di famiglia?)
Comunque sorridete di più, non rovinatevi il fegato per colpa mia. Però fatevi un'opinione. Ma una di quelle che non escludono, ma promuovono integrazioni e comprensioni. E magari carità (non semplice tolleranza) e misericordia (e già basterebbe la giustizia). Altrimenti nessuno sarà mai uguale ad ognuno di voi e ciascuno di voi (non) si riconoscerà come nessun altro al mondo. Io sono (ed alcuni mi riconoscono) Dio, voi siate almeno -io. Alla D ci penso io, se volete. Se poi volete fate da voi, provateci. Potrebbe anche andarvi bene: unicuique sui.
Shalom.

quel povero cristo crocifisso


PS Perdonate gli audaci paralogismi e le possibili imprecisioni teologiche: non ho studiato religione, uscivo un'ora prima o mi ponevo in alternativa. Già ai miei tempi non c'era più religione. Con la simpatia e con tutto il rispetto per gli studenti che si avvalgono di queste libertà.
Pasquale Troìa