Sulla questione del Crocifisso in aula, pensiamo che
questo articolo sia più che sufficiente come riflessione. (Penna
Claudio).
ANCHE IL CROCIFISSO LEGGE I GIORNALI
Sono quel povero Cristo di cui in questi giorni molti
hanno scritto. Ma perché alcuni su di me non riescono che a scrivere di
quella croce che ho onorato con la mia morte? Come se dopo tre giorni
fossi ritornato in croce. E starei ancora lì, appeso a morire di freddo
(secondo alcuni). Come se dopo tre giorni qualcuno non mi avesse cercato
tra i morti (anche tra quelli morti in croce) e non avesse fatto
annunciare che non ero lì tra i morti crocifissi ma sono risorto. Se
invece di un crocifisso mi fossi fatto ritrarre come Cristo Risorto?…
oggi avrei disorientato molti? Prima di tutto alcuni confondono la croce
con il Crocifisso: la prima è un supporto per appendere persone
condannate per delitti politici; il crocifisso invece sono io o quelli
che come me sono stati appesi alla croce. Questa precisazione vale per
chi ha definito la mia persona crocifissa come un "arredo scolastico" e
mi ha previsto come un oggetto doppiamente appeso (alla croce e al
muro). Storicamente parlando (quindi anche per chi non mi crede), io
sono stato una persona inchiodata alla croce: perciò per quella
proclamata onestà e tolleranza civile di cui si fregiano molti
intellettuali, rispettate la mia persona e non mi confondete con la
croce.
Ho letto le arringhe di molti avvocati di parte avversa
(ma dichiaro di non avere nemici, anzi considero amici anche chi si
dichiara mio nemico. Ma non mi avranno confuso con alcuni miei
successori e un certo tipo di cristiani?) Ho letto poco dei miei amici.
Qualcuno ha fatto il mio avvocato perché doveva difendere la sua
opinione. Avrei desiderato che qualcuno parlasse a nome mio, difendendo
me e non l'opinione o la fede che hanno in me.
So di essere ancora un povero cristo. Ora mi chiedono anche di imprimere
le mie impronte di colore (non è più preoccupante il bianco pallido
degli occidentali che il mio colore africano?). Anche questi crocifissi
non sono voluti tra le nostre strade, nelle fabbriche, nelle aule
scolastiche. Deve essere una sfiga di noialtri palestinesi. Non so che
dire, non so che fare… ma come devo ancora fare e cosa devo ancora dirvi
per rivelarmi come sono… non ci confondete con il colore della vostra
coscienza.
Noi palestinesi di Israele siamo stati tanti ad essere crocifissi.
Soltanto di me la storia ha ricordato l'evento della mia crocifissione:
lì sul cranio di una collina, tra la corte di due altri crocifissi,
riconosciuto re come nella festa dei folli…
Se qualcuno ha ragioni per ostentarmi nelle aule scolastiche, altri
hanno motivazioni per non volermi. Ma se la legge è uguale per tutti,
voi chi siete per impedirmi di essere presente? Chi è che si sente
offeso dalla mia vita offesa dalla sentenza di altri uomini? Può una
identità offendere la presenza di un'altra? Non ho intenzione di
offendere la libertà di nessuno con la mia presenza. Perché la presenza
di una persona non altera, ma integra, complementa, completa le
reciproche identità. Perché se io che sono un povero cristo non dovrei
essere presente, nemmeno quei poveri cristiani dovrebbero essere
presenti tra gli altri.
Benvenuti gli altri, ben trovato me che sono qui da duemila anni. Una
presenza non può negare quella degli altri: perché la neutralità non può
estinguere e dissipare la libertà di presenza e le libertà di ognuno e
di tutti. Non difendete la mia presenza. Ma chiaritevi le idee.
L'identità non si oppone all'alterità. Non sarete più liberi escludendo
me. Come non lo sarete escludendo chi ritenete diverso da voi. Ma forse
voi non volete escludere la mia persona, quanto quella di chi nel mio
nome vi è antipatico, ha idee diverse dalle vostre, si comporta come non
dovrebbe e come voi non fareste. Allora criticate quelli e non vedetemi
come simbolo di quelli che voi non stimate.
Per favore…. Arrivo simpaticamente a capire il Parini quando con
venerando orgoglio mi onorava del titolo di cittadino e dichiarava:
"Dove non c'è il cittadino Cristo non c'è nemmeno il cittadino Parini".
Quelli erano anni padani, ma di rivoluzione per l'Italia. E quel Poeta
de "Il giorno" non badava a ipocrisie di identità, altrimenti non
avrebbe scritto su quel presente di cortigiani e di "giovin signori" e
di quelli che sono a cuccia tra di loro.
Se dovete tanto litigare per la mia presenza, per favore lasciate
perdere… E soprattutto non trattatemi da pretesto… non fate gossip su di
me: parlate meno di me e più di come vivere meglio secondo quanto
condividete con me. E non sto parlando soltanto ai cristiani come me.
Vorrei farmi ascoltare anche da coloro che i cristiani chiamano "gli
altri".
Considerate chi sono… e consideratemi almeno come gli
altri… perché anch'io sono un altro per qualcuno e per voi. E tra gli
altri, tutti sono uguali nei diritti e nei doveri. Riconoscetemi almeno
come cittadino onorario. Ma non come la foto del vostro presidente negli
uffici del capo. Perché lui sorride ed è vivo da qualche decennio. A me
riservate un'immagine da morto eppure sono risorto da duemila anni per
ogni anno per ogni vostra risurrezione di libertà. Tanto in classe,
anche quando non contestavano la mia presenza, nessuno mi ha nominato
quando ogni giorni gli insegnanti fanno l'appello. La mia presenza era
silenziosa (ma per alcuni prorompente), continua (ma sempre trascurata
da tutti), oltre il tempo di lezione (a custodire aule vuote e a
promettere per il giorno dopo l'arrivo degli studenti), non indicativa
(si parla di me quando si parla dei cristiani: avrò il diritto di
citazione in prima persona? Almeno secondo quanto i miei
"giornalisti"-evangelisti hanno raccontato di me).
A rivederci. E spero non guardarvi dall'alto della croce: apparite
piccoli e umani. Ci tengo invece ad incontrarvi fianco a fianco, quando
dal basso degli inferi della morte risorgo ad incontrarvi, vivo tra i
morti, morto e risorto tra voi, frammenti di eternità nel tempo.
Nessuno si offenda. Anche quando parla un offeso con
qualche diritto di parola. E non per difendermi ma per chiarire
reciprocamente chi siamo quando viviamo insieme.
Voi non sapete ancora chi sono perché ancora non sapete chi siete.
Questa non è una mia condizionale o un mio ricatto per recuperare
"clienti". Quando proverete un attimo della mia sofferenza in croce (e
molti sconosciuti lo fanno in silenzio) allora le vostre parole potranno
valere quanto la mia risurrezione.
(in questa ultima parte mi sembra di sentire mio Padre quando si
rifaceva con Giobbe! Sarà un 'vizio' di famiglia?)
Comunque sorridete di più, non rovinatevi il fegato per colpa mia. Però
fatevi un'opinione. Ma una di quelle che non escludono, ma promuovono
integrazioni e comprensioni. E magari carità (non semplice tolleranza) e
misericordia (e già basterebbe la giustizia). Altrimenti nessuno sarà
mai uguale ad ognuno di voi e ciascuno di voi (non) si riconoscerà come
nessun altro al mondo. Io sono (ed alcuni mi riconoscono) Dio, voi siate
almeno -io. Alla D ci penso io, se volete. Se poi volete fate da voi,
provateci. Potrebbe anche andarvi bene: unicuique sui.
Shalom.
quel povero cristo crocifisso
PS Perdonate gli audaci paralogismi e le possibili imprecisioni
teologiche: non ho studiato religione, uscivo un'ora prima o mi ponevo
in alternativa. Già ai miei tempi non c'era più religione. Con la
simpatia e con tutto il rispetto per gli studenti che si avvalgono di
queste libertà.
Pasquale Troìa
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